02 Ottobre 2008

E’ per me un grande onore e una grande gioia condividere con voi l’inaugurazione di questa mostra che ha per tema il lavoro delle donne, cioè “cuore .e fatica”, come è stato ben sintetizzato nell’inserto del giornale di Brescia, il cuore e la fatica delle donne protagoniste di questa mostra, il cuore che abbiamo messo anche noi nell’idearla e realizzarla..

Come è nata l’idea? In modo occasionale, quando su invito di un’amica, ho avuto l’opportunità di vedere le fotografie dell’archivio Negri che illustrano la presenza delle donne bresciane nell’industria del Novecento. Al signor Negri quindi il primo ringraziamento personale per aver stimolato con la sua straordinaria documentazione fotografica il progetto di questa mostra. Come per ogni progetto importante, poi , la sua realizzazione ha richiesto il concorso di una pluralità di soggetti. Ecco quindi la nascita della collaborazione con la Provincia e, a questo proposito esprimo il più sentito ringraziamento al Presidente Cavalli e al Vicepresidente Peli che hanno accolto con estremo interesse la proposta di realizzare questa mostra sul lavoro femminile, apprezzandone l’intrinseca valenza.
Un grazie particolare all’Assessore Mininni e al dott Bonù della Provincia che hanno supportato con grande convinzione ed entusiasmo questa iniziativa culturale, ospitandola in questa prestigiosa sede di Palazzo Martinengo.
Oltre l’appoggio istituzionale è stato certamente determinante il contributo organizzativo avuto dalla straordinaria equipe di Brescia Mostre grandi eventi, coordinata dall’infaticabile dott. Lucia Sacchini con un apporto di eccezionale professionalità.
Grazie naturalmente al Prof Chiarini, il curatore che ha costruito l’impianto storico-economico della Mostra con grande rigore scientifico, avvalendosi del contributo di validissimi studiosi. Un sentito ringraziamento anche allo scenografo Prof. Franchi, che creato un allestimento austero, ma di grande impatto emotivo e poetico.
Un ringraziamento sentito anche al Sindaco Paroli e all’Assessore Arcai che hanno sponsorizzato la bellissima Rassegna cinematografica al nuovo Eden “Animi femminili” che esplora la storia di donne, con i loro travagli, sullo sfondo dello scenario storico del primo novecento.
Un doveroso ringraziamento a tutti gli sponsor specialmente, consentitemelo, agli amici e colleghi del direttivo della Piccola che, con la nostra Presidente Alberta Marniga, hanno generosamente sostenuto questo progetto. Infine, ma non ultimo, il mio grazie, a nome anche delle amiche imprenditrici del mio gruppo AIB Femminile Plurale , che vedo qui numerose e che saluto molto affettuosamente, al Presidente Tamburini e al Direttore costa di AIB che hanno appoggiato la nostra iniziativa e, soprattutto, a Laura Ferrando e Francesca Peroni di AIB che hanno condiviso con passione questa straordinaria esperienza, del tutto nuova in casa AIB.
Scusate la lunga lista di ringraziamenti ma posso parlare di Donne al lavoro perché tutte queste persone hanno lavorato per concretizzare il progetto nella mostra che oggi viene inaugurata.

 Perché dunque “Donne al lavoro”
Perchè l’obiettivo di AIBFP di cui faccio parte, è la valorizzazione della donna nel mondo del lavoro, a tutti i livelli di valorizzare la donna nel mondo del lavoro, a tutti i livelli e, in quest’ottica, ci è sembrato interessante ed utile esaminare le problematiche ancora irrisolte dell’occupazione femminile, ripercorrendo storicamente le trasformazioni intervenute nella condizione di vita delle donne sul lavoro e in famiglia, proprio per comprendere meglio il presente e, soprattutto, interpellare il futuro con maggior consapevolezza.. Questo sguardo al passato era anche l’occasione per un tributo di riconoscenza a tutte le donne che, in diversi modi, ci hanno consentito di arrivare a traguardi un tempo impensabili. Un ringraziamento con le immagini della memoria che, per molti, saranno forse evocatrici di ricordi, di ambienti noti, di persone care, di squarci di vita di un passato, che ormai è custodito nel cuore.
Personalmente, e lo dico con sincera commozione, comprendo in questo collettivo omaggio mia madre, che mi ha allevato testimoniando la dignità del lavoro, anche di quello più umile. E’ un tributo un po’ tardivo che rende merito al vissuto di una donna schiva che si è molto sacrificata, senza mai chiedere nulla per sé. Una capacità di amore, una forza di volontà, un rigore spartano che ha caratterizzato anche le molte donne che incontreremo in questa mostra . Donne forti che hanno saputo essere al fianco dei loro uomini nei campi e nelle fabbriche, prima con un’attività integrativa dell’economia familiare, poi con una presenza sostitutiva nei momenti drammatici della guerra, continuando ad essere sempre il perno e il riferimento all’interno della famiglia, affidata allora come oggi alla sua cura.
Donne presenti in tutti gli ambiti e settori industriali, anche quelli più inaspettati…nella fonderia, nell’industria delle armi (fucili e addirittura ogive di bombe) donne nell’industria aeronautica (come la donna saldatrice alla Caproni, scelta come simbolo della mostra) donne in miniera, donne muratori… e poi, naturalmente donne nelle filande e anche in quelle attività artigianali che hanno caratterizzato storicamente il nostro territorio, come le donne che lavoravano la rete a mano a Montisola .
Donne ritratte con l’obiettivo a volte impietoso della macchina fotografica in atteggiamenti di evidente quotidiana fatica, ma sempre dignitoso a volte persino fiero, anche nelle mansioni più umili. I volti di queste donne raramente sorridono, sono volti duri che trasmettono un’antica sofferenza, una consuetudine alla vita grama…i lutti delle guerre, la disoccupazione, la miseria…Le donne hanno sopportato sempre tutto e mediato tutto, in silenzio, garantendo il mantenimento della famiglia.
Il quadro che emerge da queste fotografie conferma che la presenza della donna nell’economia non è da considerarsi una marginalità ma, allora come oggi una grande risorsa, da cui può dipendere il benessere della famiglia (oggi è il famoso secondo stipendio indispensabile più che mai in questi tempi nelle famiglie per arrivare a fine mese.
Così pure, allargando il discorso all’ambito industriale, è la conferma che, come la presenza delle donne nel mondo del lavoro ha contribuito in modo determinante allo sviluppo socio-economico del paese, così ancora oggi, favorire la permanenza delle donne al lavoro significa mantenere valorizzare competenze, talenti e professionalità per le aziende, creare valore per lo sviluppo dell’impresa e dell’economia., oltre che per la famiglia.
Cerchiamo allora di riflettere su questo percorso tracciato così faticosamente dalle donne del primo Novecento, che vediamo idealmente tutte rappresentate proprio all’inizio della mostra, per trovare le indicazioni per proseguire sulla strada di una più completa emancipazione femminile, che possa finalmente vedere la donna realizzarsi in tutta la sua dimensione di madre, moglie e lavoratrice in un’attività liberamente scelta, senza sensi di colpa o rinunce.
Auspicare tutto questo non significa essere suffragette o femministe; significa semplicemente prendere atto che la famiglia, la società e l’economia stessa hanno bisogno della donna in tutte le sue potenzialità ed è un dovere collettivo sostenerla prima di tutto nel suo ruolo sociale di madre. A tale scopo, è necessario un cambiamento culturale che deve passare prima di tutto tramite le nuove generazioni. Di qui, la valenza didattica di questa mostra per trasmettere ai giovani studenti che la visiteranno la memoria di un passato e la consapevolezza delle proprie origini , per imparare a rapportarsi in modo diverso riguardo la loro collocazione futura nella famiglia e nella società. Un cambiamento culturale che coinvolga soprattutto gli uomini, ai quali le donne, mogli, figlie, collaboratrici, chiedono semplicemente di essere aiutate ad essere madri e donne al lavoro, con una maggior condivisione nel quotidiano della famiglia dell’educazione dei figli e dei compiti di cura. Le istituzioni facciano la loro parte, più concretamente di quanto finora è avvenuto, riguardo ai servizi sociali. Così pure i nostri politici dispongano interventi legislativi per incentivare con benefici fiscali l’occupazione femminile (le aziende non devono essere lasciate sole , come è stato sin qui, a farsi carico del costo sociale della maternità che, ricordiamolo sempre, va considerato un valore, non un problema. D’altro lato, le famiglie possano usufruire di detassazioni per i costi dei servizi sociali, primi fra tutti i nidi. Mi fermo qui perché il discorso è ancora molto complesso. Mi auguro ci possano essere altri tavoli e altre occasioni per continuare a ricercare , in sinergia con tutte le parti sociali, soluzioni condivise e sostenibili per queste problematiche.

Sito della mostra


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